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Disturbate 2006
Tempo 5-6 Agosto 2006
Spazio Urbino
Coordinate Fortezza Albornoz
Le abitudini costituiscono un importante punto di riferimento nella vita
di ciascuno di noi. Certo, non siamo necessariamente obbligati a perseguirle,
siamo dotati di quel libero arbitrio che ci permette di modificare o
addirittura eliminare del tutto la ripetizione dell'atto al quale siamo,
appunto, abituati.
Le abitudini possono riguardare il nostro quotidiano, ad esempio c'è
chi beve un primo sorso di caffè e poi lecca le gocce della scura bevanda
che hanno aderito al bordo della tazzina. Chi continua a sistemare la
piega dei capelli, anche se è perfetta ed è solo una ripetizione che
alleggerisce una situazione che genera una qualche forma di tensione.
Chi strizza l'occhio (destro o sinistro, a scelta) quale forma di amichevole
scambio di saluto. Chi, ancora, dorme piegando il braccio sul viso, per
coprire gli occhi.
Alcune di queste abitudini riguardano anche la frequentazione di eventi
esterni.
Ad esempio, Frequenze Disturbate.
Fino ad un mese prima, non sappiamo nulla, ci domandiamo se ci sarà,
chi ospiterà, se andremo oppure no. Dal 2003, ogni anno, verso la metà
di Luglio, iniziamo una sorta di scaramantico avvicinamento, quasi
una danza, che interessa le date, le serate, il mezzo, l'alloggio,
il gruppo. Un rito che diventa sempre più vivo quanto più ci avviciniamo
al momento del non ritorno.
Ovviamente, è questa la nostra abitudine annuale, è questo l'evento
che reiteriamo, con una strana euforica perseveranza.
Non so dire se è stato in tono minore rispetto ad altre edizioni, non
mi aspetto mai nulla da Frequenze Disturbate, per il semplice motivo
di volermi ancora sorprendere.
Incazzare per i Non Voglio Che Clara,
che suonano 32 minuti in tutto, con un quartetto d'archi, in una performance
da
togliere il fiato. Entusiasmarmi per i Veils che
cavalcano dinamicamente le loro intenzioni, capacitandosi di varietà
ed energia. Battere il
tempo e quasi canticchiando con The Withest
Boy Alive,
garbatamente allievi di una dimensione sonora che viene dal nord. Imprecare
su
Cat Power perchè follemente
cerca di farsi amare senza immedesimarsi nel pubblico e dal pubblico
chiedere conforto. Seguire gli Arab
Strap nella distanza galattica che separa
le corde dalla voce e non per questo non essere lì felicemente presenti.
Sincronizzare il respiro con i
Tunng nella formazione
luminosa in grado di accendere la notte di lampi e tuoni. Costruire
trame di vetro sulle linee tese dai We Are Scientists come giocolieri in cima alla montagna.
E poi le mitiche crepes con la nutella,
con il limoncello, spruzzate
di cocco o di pinoli, annaffiate da birra algida, mentre si vaga tra
i libri usati, trovando I misteri di Alleghe di Sergio Saviane (se
vi capita, cercate anche il fumetto omonimo edito dal Beccogiallo)
ed ancora il CD di Sinigallia.
Non mi scordo, in ultimo, del pranzo
ai bordi della piazzetta con le bancarelle sotto gli alberi ed un
sole cocente, l'albergo davanti l'ospedale dove all'1 di notte suoniamo
il campanello perchè non riuscivamo ad entrare, ma la porta era aperta,
i cornetti alla marmellata vuoti a colazione, Schumacher che esce
a 2 giri dal termine, le crescie senza fine, le 10 ore del viaggio
di andata e l'innumerabile quantità di semafori attraversati nei comuni
compresi tra Rimini e Pesaro, la salita che porta alla fortezza, il
vagabondare tra le stradine per raggiungere l'albergo in piena notte
e chiedersi perchè le macchine ci vengono addosso.
Ecco cos'è l'abitudine. Provare ogni volta ed ogni volta trovarci
qualcosa di diverso. Accorgersi di tutto e stabilire che ci piace.
Attraversare con lo sguardo dei ricordi il tempo e scorgere quando
tutto è incominciato.
Io lo ricordo ancora, c'erano i Giardini di Mirò, qui.
Frequenze Disturbate. Al limite della decenza, come sempre, ma a starci
dentro, ci divertiamo sempre da matti.
Mi raccomando, riproviamoci.
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