Settembre sa di sale

settembre

settembre

Settembre sa di sale.

Ancora un po’, ancora qualche traccia sulla pelle, che si stacca dalle braccia, il colorito sbiadisce e la mente, tutta la persona, programmata dai lunghi anni di crescita, si orienta al lavoro, all’impegno, alla produzione, al distacco dalle vacanze, a smarrire il senso del tempo per la mente.

E tutto sommato può anche capitare di sorprendersi, andando a far benzina, quando colui che serve alla pompa vede il nome di mio figlio sulla tesa del suo cappello e si ricorda di lui, di averlo visto al campus sportivo l’anno prima, lui era insegnante di calcio, mio figlio frequentava il campus d’estate, e insomma, un sorriso attraversa il suo viso e anche quello di mio figlio, che immerso nei suoi pensieri, si desta per un attimo e affonda anch’egli nei ricordi per pescare il volto ed associarlo, renderlo familiare.

Dopo questo ritaglio imprevisto, uno scarto nella consuetudine dei giorni, ci si saluta, la mattinata comincia, mio figlio al campus sportivo di quest’anno, io al mio lavoro, la persona incrociata al suo. Niente di davvero straordinario (nel senso di immensi cambiamenti), ma piccoli incontri che ti fanno pensare, riflettere su circostanze, relazioni, empatie. Momenti nel flusso del quotidiano che rimangono depositati nella memoria, ai quali dai un peso, un valore. E prima di tuffarmi ancora nel mio mare di consuetudine, mi sono fermato a guardare il naviglio grande, catturandone un respiro. Niente azzurro che fa invidia, né in cielo, né nelle acque, il sole non è acceso, né le case ricordano paesini scandinavi, solo il naviglio con i suoi colori sbiaditi, i canottieri milano alla sinistra, la semplicità dello scorrere, i riflessi di chi si sporge, i lampioni che puntano in alto, donne e uomini che corrono sulla sponda sinistra godendo del bel tempo che l’estate ancora regala a milano.

Settembre sa di sale, ancora per poco, perché ci vuole un attimo che qui ci si rimetta in pista al ritmo vertiginoso della città. Basta saperlo, averne consapevolezza, così da correre e correre, ma al momento opportuno fermarsi, fare un passo alla sinistra e stare a guardare per il tempo che serve, per il tempo necessario a tornare umani, e lì si potrebbe capire che servirà la restante vita intera a farlo.

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