Urgenza

urgenzaE’ una parola che ricorre spesso nel quotidiano.

Urgenza di fare qualcosa, di dire qualcosa, di agire, di prendere e lasciare.

E’ una rapidità istantanea che richiediamo a noi stessi e che spesso si alimenta, a tal punto da creare delle catene di salti, da una azione ad un’altra, senza alcun filo logico, senza soddisfare alcun bisogno profondo, se non una sorta di paura del vuoto, da riempire a tutti i costi.

Me ne rendo conto soprattutto nell’uso di questo magnifico e terribile strumento che è lo smartphone. E’ diventato insostituibile compagno delle nostre giornate, capace di risolverci con una velocità incredibile una quantità di compiti che fino a pochi anni fa richiedevano la disponibilità di un computer, di una connessione a internet, di una email, etc. Oggi tutto è risolvibile con una foto, una app e qualche click.

Eppure, la ricerca esasperata di velocità, alimentata da una urgenza che non sente ragioni, ci frega. Il cervello si spegne e diveniamo ciechi esecutori, dove la finalità…non esiste. Il controllo compulsivo delle email, di whatsapp, di facebook, e chi più ne ha, più ne metta. E questo accade anche per chi ha le notifiche, lo smartphone ci possiede e ci costringe a consultarlo con una frequenza da vera e propria dipendenza.

Mi sono domandato quanto sia giusto accelerare e accettare le regole dello smartphone, mi sono dato una personalissima risposta: è giusto nella misura in cui non mi sento costretto in comportamenti innaturali. E talvolta vedo in chi mi sta attorno che questi comportamenti innaturali si verificano. La risposta esiste ed è quella di effettuare delle scelte. Ad esempio, io continuo a usare gli SMS. Non potrò utilizzare i gruppi, ma al contempo eviterò di essere in un flusso di messaggi che prescindono dalla mia volontà e che mi assoggettano a quella altrui. L’sms è limitato, ma offre un controllo perché è 1 a 1 o 1 a molti, ma nella risposta quei molti dovranno scrivere sempre 1 a 1.

Se voglio risparmiare la batteria stacco internet. Ma con la connettività a guidare ogni nostro passo questo non sempre è ritenuto plausibile, perché ci si sentirebbe persi, non più notifiche, non più socialità, non più mondo virtuale.

Ebbene non dico che dovete farlo e per sempre, dico solo di provare e vedere come vi sentite. Staccate i dati e capite se quel silenzio assordante del telefono sia effettivamente così sconvolgente. Se quell’assenza di bip, fremiti o musichette sia un fastidio o una liberazione. Basta poco, semplicemente iniziare, 5 minuti e pian piano allungare i periodi di blackout digitale volontario.

Non deve durare per sempre, ma l’importante è sapere che siete voi a guidare il gioco, che potete farlo quando ne avrete voglia.

Buonanotte.

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