Camminare

Affaccio arrivando a Santa Tecla

Nei giorni di vacanza appena trascorsi, una delle attività con le quali comincio la giornata è camminare.

Ci si sveglia al mattino, sul presto, le 6.30 e per le 7.15 ci mettiamo in moto, in un gruppetto sempre variabile.

Potrà sembrare un controsenso, ma l’atto di alzarsi così presto, con il sole non ancora alto, sentendo l’aria fresca (ma non gelida) che ti accarezza la pelle, restituisce una sensazione piacevole e nel contempo energetica.

Da lì in poi, si comincia a mettere un passo dietro l’altro, con ritmo sostenuto (senza che si trasformi mai in corsa), e ci si gode questo incedere semplice e potente.

Il nostro camminare parte da una delle due vie che percorrono Stazzo (via Riesi o via Spiaggia, il lungomare), fino alla piazza con la chiesa, oltrepassando quindi il porticciolo fino ad imboccare la strada provinciale che giunge alla frazione limitrofa Santa Tecla. Nel mezzo, si scrutano aperture sul mare, scogliere, giardini pieni di limoni, cielo spesso azzurro a coronare la visuale.

Affaccio arrivando a Santa Tecla
Affaccio arrivando a Santa Tecla

C’è poca gente a quell’ora, qualche auto, e altri sparuti viandanti come noi che camminano, da un paese all’altro, facendo esperienza della bellezza di questi luoghi. E ci si saluta, anche se è il primo incontro, perché in qualche maniera ci si riconosce partecipi di un gruppo, di un modo di intendere la natura, da viversi così, mano a mano che si avanza, con tutti i sensi, ed il corpo che si scalda, mentre il sole si alza in cielo.

E non ci si può distrarre, perché le auto vanno comunque evitate, e alcuni corrono veloci per la familiarità delle strade, quasi noncuranti di noi a piedi, nella loro testa forse siamo un ostacolo o uno scherzo. E non puoi non pensare, quella volta che un anziano ci saluta solo al momento di incrociarci e all’ultimo, quasi al momento di superarci, dice, quasi scusandosi, che non lo abbiamo salutato perché è vecchio, il nostro era solo pudore, eppure da tutti gli incontri si esce arricchiti. Salutare, se si può, sempre meglio una volta di più che di meno.

Una volta a Santa Tecla, iniziamo a salire in direzione Scillichenti, attraverso stradine costellata di campagne e distese di limoni, che risalgono verso l’alto, con la Timpa in prima istanza, e più sù l’Etna maestosa e protettiva, almeno così la sento io.

In cammino, l'Etna ci abbraccia
In cammino, l’Etna ci abbraccia

Facciamo così su e poi nuovamente giù, i percorsi ci sono noti, ma alcuni elementi ci continuano a far sorridere, ad esempio un cartello che segnala Pericolo di morte per chi tocca frutta e verdura, in uno dei tanti appezzamenti coltivati.

In mezzo a queste vie, case abbandonate, ville, case in costruzione lasciate a metà, luoghi di ospitalità per turisti dichiaratamente visibili, ad esempio Palazzo Giovanni o Villa Sciare Modò, ed altri che scovi guardando la mappa di google, capace di rivelare un mondo più ricco di quanto non ti aspetti.

Camminare diventa l’esperienza di un luogo che non conosco mai abbastanza e che mi ammalia, oltre che farmi stare bene.

Mi piacerebbe che fossimo in tanti, a camminare al mattino, che diventasse una abitudine contagiosa, capace di svegliare d’estate, tra tanti villeggianti in vacanza, una voglia nuova e positiva.

E chissà che non accada. Fino a quel momento, cercherò in prima persona di godermi questo mio tempo.

2 Comment

  1. antonietta says: Rispondi

    So cos’è il camminare e condivido!!!! e là deve essere una vera meraviglia

  2. lacocio says: Rispondi

    Lo è.
    E tra mare e montagna, ci sono degli scenari unici.

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