Connesso…

…ai miei pensieri, ai miei sentimenti.

Negli ultimi giorni tanti pensieri affollano la mente, alcuni più di altri a macerare, a generare domande, molte domande. E alla fine mi rendo conto che questa forma di ansia è normale. Stare nelle emozioni, qualunque esse siano. Anche emozioni fastidiose, non solo quelle positive, sarebbe troppo facile, no?

E mi sono reso conto che, per non distrarmi, ho dovuto tenere lontano il cellulare, con il suo schermo. Presto detto il motivo: lo schermo con le dita che frugano alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa, è uno schiacciapensieri, e di cose ce ne sono un flusso infinito, anche e sempre reiterato. Qualcuno potrebbe obiettare “Fantastico, cosa vuoi di più?”, ma il punto è che io non voglio scacciare via quello che penso, che sento. Cercare rimedio in quel modo è solo glissare momentaneamente, è una sorta di droga digitale, mentre le mie emozioni negative, i miei pensieri molesti non vanno via, non si sciolgono, rimangono esattamente lì ad aspettarmi.

Se le vivo, le affronto, prima o poi scemeranno, se il tempo che dedico loro è continuativo, dopo un po’ ne avrò abbastanza e cercherò di reagire.

Affrontare questi sentimenti è un percorso che posso fare solo io e nessun altro. Non c’è social che tenga, messaggio che risollevi. Solo nella solitudine del percepire la mia realtà, il mio corpo, il mio vissuto, potrò essere capace di elaborare quell’energia psichica potente e scura, non ho davvero altri mezzi. Forse il confronto con una persona cara potrà aiutare a mettere distanza, a oggettivare, questo sì, ma uno davanti all’altro possibilmente, al massimo sentendo la sua voce al telefono. Nient’altro. Davvero.

Connesso alla mia complessità, per semplificare, dove possibile.

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