La potenza della manualità

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Una di quelle sere in cui durante il giorno hai messo in campo molte energie, mentali e fisiche.

Basta poco perché sciocchezze si tramutino in occasioni di lite, in battute infelici, in motivazioni futili per dibattere.

In questi casi, ho bisogno in primo luogo di mettere pace dentro di me, dando voce solo al corpo, alle mani.

Da un paio di giorni ballavano delle castagne dentro uno scolapasta. Le avevo bollite, giacevano lì nel bilico tra l’essere utili o l’essere buttate via, perché ormai troppo tardi. Ebbene, stasera appunto con il coltello mi sono messo all’opera.

Una dopo l’altra, ma ognuna un mondo a sé. Togliere via la prima pelle, il punto d’accesso. Spogliarla e vederne la polpa bianca, osservarne la fibra duttile, saggiarne la consistenza, quindi destinarla al piatto.

Alcune dentre erano nere, come il carbone, o il legno mangiato dalle tarme, altre appena marroni, ma venate di malinconia, destinate all’inverno, e alla terra.

Una dopo l’altra, e sì, dare una occhiata allo scolapasta, per verificare quante ancora ne sono rimaste da lavorare, ma senza contarle, senza emettere giudizi, limitarsi a scambiarsi un cenno, io qui con il coltello, voi lì a essere scelte, una dopo l’altra, è il turno di tutte, di ciascuna, le mie mani non discriminano nessuna, semplicemente fanno il loro dovere, e in questo insegnano alla mente a mettere la distanza dalla stanchezza, dalla tensione, dal tradimento del cervello che troppo ordina, troppo esige dalla precisione, troppo elabora e accumula e fatica.

Una dopo l’altra fino al termine, quando non c’è altro che un mucchio di bucce e un mucchio di polpa.

Le mani hanno fatto il loro dovere e la mente è scivolata nel riposo, apprendendo quello che le mani sanno da sé, con accurata lentezza prendersi cura della materia, tutta preziosa per l’uso che ne converrà, che sia la buccia destinata all’umido, la polpa in preparazione di pietanze e l’acqua della cottura a dissetare le piante sul balcone.

La manualità è potente e feconda, nello scambio di energia con la materia attorno. Restituisce concentrazione e vigore, rallenta il battito, solleva l’umore, filtra il rimuginio ossessivo.

Alla bisogna, non c’è altro modo che lasciar fare il corpo, lasciarlo agire e sperimentare, fare esperienza del mondo attorno.

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